543 milioni di litri d’acqua risparmiati da Caviro ogni anno

543 milioni di litri d’acqua risparmiati da Caviro ogni anno

Il gruppo cooperativo con sedi a Faenza e Forlì oggi soddisfa il 40% del proprio fabbisogno idrico recuperando le acque di produzione

venerdì 11 aprile 2025

L’impegno del gruppo Caviro verso la sostenibilità si esprime su più livelli lungo tutta la filiera. Oltre agli esempi più noti della sua economia circolare – come i processi di trasformazione dei sottoprodotti della filiera vitivinicola in prodotti nobili, energia e fertilizzanti naturali – il gruppo cooperativo ha sviluppato diverse iniziative per limitare l’impatto delle proprie attività sull’ambiente. Una di queste riguarda la riduzione dell’impronta idrica, ovvero il volume di acqua dolce necessaria allo svolgimento dei processi di produzione.

La tutela della risorsa idrica da parte di Caviro avviene attraverso molteplici azioni, come l’installazione di tecnologie sempre meno idroesigenti, il monitoraggio dei consumi per ridurre le dispersioni e il reimpiego di acque di processo previo idoneo trattamento.

“Negli anni abbiamo implementato diverse procedure per il recupero delle acque di processo, monitorando attentamente i consumi – attesta Silvia Buzzi, Qhse & Sustainability Manager di Caviro Extra -. L’obiettivo è ottimizzare i processi per ridurre i consumi recuperando quanto più possibile, anche le condense”. Questo ha consentito, lo scorso anno, di evitare complessivamente un prelievo da falda di 543 milioni di litri di acqua, equivalenti al 40% del fabbisogno totale del Gruppo.

In particolare nel sito di Caviro Extra, a Faenza, le acque recuperate soddisfano il 51% del fabbisogno idrico, consentendo una riduzione dei prelievi da falda di 484 milioni di litri di acqua. Il recupero delle acque si inserisce nel ciclo delle lavorazioni che avvengono all’interno dello stabilimento. Le acque reflue interne generate dalle lavorazioni dei sottoprodotti della vinificazione e quelle esterne conferite dalle aziende agroalimentari vengono trattate per produrre biogas (da cui si ottengono biometano e bio-CO2). Il digestato risultante viene separato: la parte solida diventa matrice per la produzione di un ammendante naturale (Acfa), mentre quella liquida viene ulteriormente trattata in una fase aerobica a fanghi attivi, che permette di ottenere acqua depurata per lavorazioni secondarie, come ad esempio lavaggi di impianti, attrezzature o materie prime.

“I risultati raggiunti sono l’esito di azioni intraprese nel corso di diversi anni grazie agli investimenti in innovazione ed efficientamento di processo, in cui l’attenzione alla tutela della risorsa idrica è fondamentale, specialmente per un gruppo come Caviro che fa della sostenibilità un asset strategico” conclude Buzzi.