I cosiddetti “giallumi” della vite – la Flavescenza dorata e il Legno nero – rappresentano una delle principali minacce per la viticoltura italiana ed emiliano-romagnola: aggressive, pericolose e, se non adeguatamente contenute, potenzialmente fatali per il vigneto.
Queste fitopatie attaccano i filari che, senza trattamenti efficaci, nel giro di pochi anni, vedono drasticamente ridotta la produttività fino ad annullarla, con danni economici che pesano sull’intera filiera vitivinicola.
Per rispondere a questa emergenza è nata SINERGIA – Sostenibilità, innovazione tecnologica e resilienza nella lotta ai giallumi della vite, un progetto triennale coordinato da Ri.Nova di Cesena in collaborazione con università, cantine e imprese agricole del territorio (tra le quali le Università di Bologna e Ferrara, Agrintesa, Caviro, Cantine Riunite & CIV e Terre Cevico, Astra Innovazione&Sviluppo).
“Per raggiungere il traguardo – spiega Maria Grazia Tommasini, a capo del Settore Produzione Integrata e Biologica di Ri.Nova – il progetto si sviluppa in diverse linee di ricerca: dai sistemi di monitoraggio automatizzato delle viti che mostrano tracce delle fitopatie alle trappole smart per il controllo dello Scaphoideus titanus, parassita responsabile della diffusione della Flavescenza dorata; dalle sperimentazioni di prodotti naturali e biostimolanti per rafforzare le difese della pianta, fino ai trattamenti termici per ottenere materiale vivaistico sano e privo di microrganismi che potrebbero favorire l’insorgere dei giallumi, e all’endoterapia, cioè all’iniezione di prodotti fitosanitari e nutritivi direttamente nel tronco delle piante”.
Risultati promettenti dall’endoterapia
Ed è proprio quest’ultima pratica che sta portando all’attenzione dei ricercatori dati confortanti: “Tra le sperimentazioni più promettenti spicca l’endoterapia con l’iniezione nella vite di prodotti ammessi in agricoltura biologica attivi contro i fitoplasmi – spiega Claudio Ratti, responsabile scientifico di SINERGIA -. Con l’endoterapia lavoriamo a una soluzione alternativa, nel pieno rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. In particolare, la metodologia adottata in questo progetto potenzia l’efficacia dell’endoterapia grazie all’impiego dell’alta pressione. Si tratta di una tecnologia che consente non solo l’inserimento mirato del prodotto all’interno della vite, ma anche una sorta di ‘lavaggio’ dei vasi linfatici quando risultano occlusi o compromessi dall’azione dei patogeni. I primi risultati sono molto incoraggianti le piante trattate hanno mostrato reazioni positive e i dati raccolti aprono prospettive promettenti per il futuro della viticoltura”.