La decisione di mettermi al servizio della rappresentanza cooperativa è germogliata grazie all’apertura e alla visione del presidente della Formica, Pietro Borghini, da sempre attivo negli organi di Confcooperative. Cooperatore preparato e lungimirante, ha dimostrato grande attenzione alla valorizzazione dei giovani e delle donne ed è anche grazie a lui che La Formica, di cui sono vicepresidente da diversi anni, è una realtà così pronta a raccogliere le sfide e in cui è forte il senso di unione. Dall’impegno nel consiglio di amministrazione della Formica all’ingresso negli organi di rappresentanza di Confcooperative Romagna (in qualità di coordinatrice di Federsolidarietà e Sanità Romagna ndr) e Confcooperative Emilia-Romagna (in qualità di presidente del Gruppo Giovani Imprenditori ndr) il passo è stato naturale.
Confesso che inizialmente sono rimasta sorpresa dell’attenzione dell’Associazione, perché non è affatto banale trovare tale apertura e disponibilità nel mondo del lavoro e in quello della rappresentanza. È anche per questo che ho accettato di impegnarmi. Perché so che l’Associazione vuole lanciare un messaggio e dire ai giovani, alle donne e alle persone che non hanno considerato di mettersi in gioco, o magari l’hanno considerato ma non l’hanno ritenuto possibile, che invece lo spazio c’è e che, insieme, possiamo realizzare quel patto intergenerazionale che è nel Dna delle imprese cooperative.
Se lo facessi solo per me forse non ne varrebbe la pena perché rappresentare la cooperativa o l’associazione richiede impegno, sacrifici, responsabilità. Ma dal momento che sono consapevole che fare cooperazione significa condividere una missione e un obiettivo allora tutto assume un’altra luce: non sono sola, sono una figura che rappresenta, che dà voce, a migliaia di cooperatori.
I ragazzi, i cooperatori con cui entro in contatto ogni giorno nell’ambito dei Giovani Imprenditori Cooperativi di Confcooperative comprendono l’importanza di essere attivi e di spendersi in prima persona. Conoscersi, lavorare insieme, condividere le informazioni legate al proprio lavoro quotidiano in cooperativa accresce le competenze del gruppo e quindi anche quelle della cooperativa in cui si lavora. Credo che sia questo uno dei tanti valori aggiunti del fare rappresentanza. E se poi da parte di chi è già nei gruppi dirigenti c’è apertura e disponibilità al confronto le possibilità si moltiplicano.
In una lettera che ho preparato qualche settimana fa in vista delle assemblee di Federazione di Confcooperative Emilia-Romagna ho ripreso il concetto dell’“innesto” già usato dai Giovani Imprenditori di Confcooperative nazionale per un evento del 2021. Per innesto si intende in agraria quella particolare operazione con cui si fa concrescere sopra una pianta una parte di un altro vegetale della stessa specie o di specie differenti, al fine di formare un nuovo individuo. Un atto generoso che allo stesso tempo è un atto interessato e utile alla rigenerazione della stessa pianta innestata. È con questo stesso presupposto che ho chiesto, di avere la possibilità di “innestare”, all’interno degli organi decisionali delle cooperative e delle Federazioni, giovani di valore e preparati per poter progredire assieme. E devo dire che ancora una volta il sistema cooperativo ha risposto con determinazione, apertura e anche coraggio a questo appello.
Ed è una cosa più che importante, soprattutto in questo momento di smarrimento e incertezza: come sistema cooperativo abbiamo molte sfide davanti e insieme credo continueremo a essere capaci di fornire quelle risposte, quelle soluzioni che ci sono richieste.