Dare una risposta abitativa alle persone più in difficoltà sul libero mercato è la ragione per la quale nasce nel 2021 il Consorzio Habitat, una realtà maturata in seno a Confcooperative Romagna e che coinvolge numerose cooperative: Solco Ravenna, La Formica, New Horizon, La Fraternità per il settore sociale; Fratelli è possibile, Cooperativa restauri costruzioni servizi e Valmarecchia costruttori per quello edile (produzione lavoro e servizi); Il Casolare e Il Sorriso per il comparto dell’abitazione. Un elenco completato anche da alcune ditte private.
Una delle parole chiave per raccontare questa operazione è “sinergia”, come sottolinea il presidente del Consorzio Habitat, Luca Bracci, anche vicepresidente di Confcooperative Emilia-Romagna. “Da anni stavamo ragionando sulla possibilità di creare percorsi di lavoro intersettoriali, capaci di coinvolgere cooperative che operano nelle stesse filiere ma in settori differenti e di rispondere alle esigenze manifestate dal territorio”.
Il Consorzio ha mosso i primi passi acquistando un terreno a Torre Pedrera (Rimini nord), dentro un piano particolareggiato più ampio. Ora è in fase di progettazione un fabbricato - con i migliori materiali e la migliore classe energetica - che consentirà a Habitat di valutare i costi e stabilire i prezzi per gli acquirenti. L’obiettivo, conferma Bracci, è di partire con i lavori nel 2024.
“Non è un momento semplice per l’edilizia - sottolinea il presidente di Habitat - perché da tempo nel mondo dell’Edilizia residenziale sociale (Ers) scarseggiano sia le risorse per investire che le aree edificabili a prezzi contenuti. Eppure, oggi più che mai il mercato chiede questo genere di interventi a canoni calmierati per le categorie sociali più deboli”. Su che cosa stia creando difficoltà a tutto il comparto, Bracci ha le idee chiare: “L’idea e l’investimento sono nati in un periodo complicato per l’edilizia, per via della forte speculazione sui materiali di costruzione e sui costi della stessa manodopera. Con l’avvento dei bonus fiscali del 110%, e in minor parte quelli del 90%, c’è stato un importante rallentamento sulle nuove realizzazioni, perché economicamente non sostenibili. Il motivo mi sembra evidente: nelle ristrutturazioni paga lo Stato, nell’edificazione del nuovo paga il privato. Se i prezzi dei materiali salgono alle stelle, se il costo della manodopera triplica, se un edificio nuovo parte da 2000 euro al metro quadrato, allora non stiamo più parlando di Ers”. Ora i bonus stanno scemando e Habitat sta progettando la prima realizzazione, che avrà - al di là dell’aspetto residenziale - anche un forte valore sociale.
“L’alloggio sociale è il nucleo attorno al quale ruoteranno anche altri servizi, decisivi per gettare le basi di una più stretta funzione relazionale: luoghi comunitari di ritrovo, uno spazio per i servizi, un salone delle feste, uno per gli anziani, uno per i ragazzini - conclude -. Abbiamo anche ipotizzato di costituire una cooperativa che possa gestire un bar, una libreria”. Per costruire non solo edifici, ma una nuova idea di comunità.