Una stima definitiva dei danni che l’alluvione ha provocato all’agricoltura romagnola è ancora oggi molto difficile. Se alcuni danni sono stati evidenziati rapidamente, come ad esempio quelli occorsi a merci e attrezzature, cosa diversa sono quelli che riguardano alcuni campi coltivati, in modo particolare frutteti e vigneti ma anche cereali e orticole.
In molti casi infatti non è ancora chiaro se le piante resisteranno o si seccheranno, se ci sarà solo un calo produttivo o se i prodotti che eventualmente riusciranno a maturare saranno di qualità adeguata per essere immessi sul mercato. Su frutteti e vigneti, Realdo Mastini, coordinatore di Fedagri Confcooperative Romagna e presidente di Orogel Fresco, spiega: “I danni effettivi si potranno stimare solo fra qualche settimana. Ad oggi abbiamo già constatato che, in alcuni casi, le varietà che stanno portando avanti la maturazione sono in sofferenza e il prodotto tende a crepare quindi è qualitativamente compromesso”.
L’alluvione ha colpito il 49% della superficie agricola regionale per un totale di 21mila aziende agricole di cui il 29% nei comuni con allagamenti e il 19% in quelli con frane. La situazione più critica è nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Bologna dove già una prima stima solo dei danni diretti diffusa dalla Regione ha parlato di oltre 1,5 miliardi di euro. Di questi fanno parte, ad esempio, i magazzini di stoccaggio dei cereali allagati o distrutti, gli allevamenti che hanno perso dei capi a causa dell’alluvione, gli stabilimenti di lavorazione dei prodotti alluvionati.
Sempre sul livello produttivo la situazione è estremamente variabile a seconda dei comparti: le superfici coltivate a cereali, semi oleosi, sementiere e orticole (circa 150mila ettari, il 30% della superficie regionale) avranno probabilmente danni solo per questa stagione. Nei cereali che non sono andati distrutti, prossimi alla maturazione, si svilupperanno malattie fungine che ne limiteranno la produzione e la qualità, solo a raccolto avvenuto si riuscirà a capire il danno. Più difficile la situazione per le orticole, quasi tutte in fase iniziale di vegetazione, rimanendo anche pochi giorni sott’acqua sono compromesse, ad esempio pomodoro e patata. Mentre i frutteti e i vigneti, con oltre 80mila ettari di ortofrutta finiti sott’acqua, avranno danni anche a lungo termine perché gli impianti che dovranno essere ricostituiti necessitano di circa 4 anni per arrivare a produzione.
Ma ci sono anche i danni non ancora stimati e dovuti all’impossibilità di lavorare. Uno tra tutti quello occorso alla Pollo del Campo che a causa di una frana tra Galeata e Santa Sofia (Fc) ha avuto gli stabilimenti fermi per oltre una settimana: “Parliamo di due stabilimenti in cui si macellano 110mila polli al giorno e in cui lavorano 1700 dipendenti - ha raccontato Guido Sassi, presidente di Avicoop, nei giorni di fermo produttivo -. Il macellato non può partire e sta andando a male nelle celle perché non possiamo ritirarlo e consegnarlo ai clienti; il vivo non può essere lavorato perché non può arrivare in stabilimento”.
Di casi come questi, più o meno gravi, ce ne sono a decine ed è anche per questo che ad oggi è quasi impossibile una stima complessiva dei danni a un comparto così eterogeneo e così importante per l’economia territoriale.
“Ogni organizzazione di produttori sta agendo con grande intensità. Per quanto riguarda l’ortofrutta richiederemo sicuramente di poter utilizzare i fondi Ocm per intervenire sui campi che erano appena stati impiantati e che sono stati distrutti dall’alluvione” conclude Mastini.
Nella foto un vigneto di un socio della cooperativa Agrintesa allagato