Le cooperative di comunità rappresentano un fenomeno in costante crescita che sta ridando speranza alle aree interne. Una innovazione del modello di impresa cooperativa che ha mosso i suoi primi passi oltre trent’anni fa in Emilia-Romagna con le prime esperienze sorte nell’Appennino reggiano e che oggi conta in Italia oltre 250 cooperative, più di 6.500 soci, 335.000 tra utenti e beneficiari con circa 100 persone occupate, in prevalenza donne.
È quanto emerso al workshop “Dall’economia dell’io all’economia del noi: le cooperative di comunità” promosso da Confcooperative e tenutosi questa mattina al Palazzo della Cooperazione di Roma, alla presenza (tra gli altri) del sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy on. Massimo Bitonci.
“Con le cooperative di comunità – ha sottolineato nel suo intervento Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – la cooperazione fa un ulteriore salto evolutivo: dal mutualismo degli albori, tra gli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, siamo approdati al solidarismo e oggi arriviamo al comunitarismo”. Un esempio di sussidiarietà, in pieno spirito cooperativo che per crescere ha bisogno di norme che ne favoriscano lo sviluppo. “Al legislatore – ha aggiunto Gardini – chiediamo un quadro normativo certo con regole che sappiamo sostenere la nascita e la crescita di queste nuove esperienze cooperative, uno dei pochi argini al rischio dell’abbandono dei territori”.
“Le cooperative di comunità sono una pedina fondamentale per valorizzare tutte le potenzialità di un territorio dalle eccellenze agroalimentari, alla cultura al turismo. Contiamo entro un anno di arrivare all’approvazione della legge” ha detto il sottosegretario al Mimit on. Bitonci, intervenendo al workshop.
Presente all’evento di Roma anche una delegazione emiliano-romagnola, in rappresentanza delle circa 40 cooperative di comunità presenti sul territorio regionale. “Le cooperative di comunità – ha aggiunto a margine del workshop Pierlorenzo Rossi, direttore di Confcooperative Emilia Romagna – sono imprese promosse da chi vive nei territori che rischiano lo spopolamento e dimostrano come dalle aree interne possano nascere risposte ai cambiamenti epocali che stiamo vivendo, rivitalizzando il senso di appartenenza ad una comunità e la salvaguardia di territori che finirebbero abbandonati, come sempre più giovani ci chiedono. L’approvazione all’unanimità della legge regionale da parte dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, avvenuta nell’estate 2022, sta favorendo il consolidamento di questa esperienza, rendendo gli abitanti sempre più protagonisti. Dal canto nostro, abbiamo voluto raccontare queste esperienze in una pubblicazione con le storie di alcune nostre cooperative di comunità”.
“In Emilia-Romagna siamo stati precursori di questa nuova forma di cooperazione, riconosciuta dalla legge regionale che ha stanziato mezzo milione di euro nel triennio 2022-24 – ha sottolineato il coordinatore regionale delle cooperative di comunità, Alessandro Cardinali, presente anche lui all’evento -. Dopo il primo bando che l’anno scorso ha erogato 140.000 euro, ora è aperto il secondo bando da quasi 160.000 euro che scadrà il 16 ottobre e che sostiene investimenti, spese correnti e spese di adeguamento degli statuti in funzione dell’iscrizione nell’elenco regionale delle cooperative di comunità, la cui istituzione è attesa per l’anno prossimo. Tutte queste azioni importanti devono però rientrare in un quadro normativo più chiaro che può essere definito solo da una legge nazionale. Sarà fondamentale la collaborazione con istituzioni, enti e associazioni che insieme a noi vorranno promuovere le cooperative di comunità, a partire dalla Conferenza episcopale presente oggi all’evento di Roma”.