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Costi sempre più alti per le aziende: a rischio la sostenibilità economica

È in discussione in queste settimane il rinnovo del Contratto collettivo Logistica trasporto e spedizioni. I sindacati chiedono un aumento del 18% ma le cooperative lanciano l'allarme: “Adeguamento doveroso, ma la committenza deve riconoscere un aumento delle tariffe”. Intervista a Mirella Paglierani di Confcooperative Lavoro e Servizi.

lunedì 15 aprile 2024

Il Contratto collettivo nazionale Logistica trasporto merci e spedizione è scaduto e si attende il nuovo accordo. La sottoscrizione è prevista nei prossimi mesi e i sindacati hanno richiesto un incremento del 18% per recuperare il potere di acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici. Mirella Paglierani, coordinatrice della federazione Lavoro e Servizi romagnola e referente nazionale per la ristorazione collettiva, commenta così la situazione: “Il problema davanti a queste richieste è sempre lo stesso: dal punto di vista morale e per le persone e le famiglie è un aumento doveroso ma la questione della sostenibilità delle aziende per la gestione di questi incrementi è reale. Se la committenza non riconosce lo stesso incremento delle tariffe l'aumento degli stipendi sarà difficilmente sostenibile. In particolare per quelle imprese che lavorano nella logistica e movimentazione merci”.

 

Qual è invece la situazione nel mondo della ristorazione?

“Il contratto collettivo di riferimento per la ristorazione collettiva è quello del turismo, anche questo scaduto da due anni, ed è in trattativa. Se alberghi e ristoranti avranno meno difficoltà a integrare eventuali aumenti, la ristorazione collettiva è più in difficoltà perché lavorando quasi sempre a bando fa riferimento a tariffe fissate in sede di gara. Poi va detto che in un'impresa che si occupa di ristorazione collettiva il costo del personale incide intorno al 40% dei costi complessivi, mentre nella logistica si può arrivare all'85-90%: un aumento del 18% può andare a mettere in crisi la sostenibilità economica della cooperativa. Aggiungo però che i problemi non mancano anche nel mondo della ristorazione che oggi sta facendo i conti con un aumento delle materie prime insostenibile e raramente riconosciuto dalla committenza”.

 

Come si può far fronte all'incremento dei costi?

“L'unica soluzione è farsi riconoscere gli extracosti, magari in modo automatico. Come Confcooperative Lavoro e Servizi nazionale stiamo portando avanti una battaglia per far comprendere che il riequilibrio economico andrebbe fatto ogni anno. Le oscillazioni del costo dell'energia e delle materie prime e i rinnovi contrattuali impattano sui costi; le aziende che lavorano su appalto, in particolare con l'ente pubblico, sono schiacciate da prezzi fissati in sede di gara e non più adeguati a coprire i costi. Stiamo cercando di lavorare per la definizione di indici che, a seconda del tipo di servizio, possano essere bilanciati ogni anno e rispecchiare l'andamento del mercato”.

 

Ha fatto riferimento all'ente pubblico, farsi riconoscere gli aumenti dai privati è più semplice?

“Dipende dal tipo di contratto e dalle clausole inserite, ma non è mai semplice ottenere un aumento delle tariffe. Con l'ente pubblico è ancora più complicato perché il Codice degli appalti stabilisce regole ferree”.

 

In questi anni, per far fronte all'aumento dei costi energetici e delle materie prime, le aziende hanno ridotto i costi ed efficientato le organizzazioni. Secondo lei c'è ancora margine per tagliare ulteriormente i costi?
“Credo che si possa sempre migliorare, ma credo anche che le cooperative in questi anni abbiano fatto tantissimo in termini di efficientamento energetico e gestionale, senza rinunciare e anzi implementando le politiche legate alla qualità dei servizi, alla sicurezza sul luogo di lavoro, alla trasparenza e sostenibilità. Crediamo sia arrivato il momento che la committenza riconosca il valore aggiunto che la cooperazione rappresenta”.