Confcooperative Romagna interviene per rispondere alla nota diffusa a Rimini a nome del sindacalista Fp Cisl Salvatore Coppola nella quale imputa a problemi strutturali o scarsa formazione la situazione di grave disagio che stanno vivendo gli operatori delle cooperative sociali generata, invece, dalla grave mancanza nel mercato del lavoro di personale qualificato (ADB, OSS, infermieri) in grado di prendersi cura delle persone fragili, disabili e anziani principalmente, ospitati nei centri residenziali e diurni del territorio; ciò mette in difficoltà la turnazione del personale già in forza alla cooperativa che oggi deve necessariamente essere più flessibile.
Le cooperative sociali - spiega Confcooperative Romagna - sono fatte di soci lavoratori e non siamo disposti ad accettare critiche allusive allo sfruttamento di risorse umane o sperpero di danari pubblici. Ribadiamo, invece, che i lavoratori a cui si riferisce il rappresentante di Cisl Rimini sono nella gran parte dei casi soci lavoratori delle cooperative sociali che portano avanti con tenacia la gestione del servizio pubblico essenziale affidatogli dall’Ente pubblico e che meritano rappresentanti che si prodighino per garantire il lavoro e che si facciano carico dei problemi che la pandemia ha portato e lascerà, proponendo soluzioni politiche concrete, costruttive e propositive.
Proteggere le persone accolte nelle strutture o per le quali si interviene assistendole al loro domicilio è l’obiettivo a cui si dedicano le nostre cooperative sociali, non solo del riminese.
Il mandato dell’ente pubblico nello svolgimento di questo servizio, considerato essenziale, è quello di assistere e curare chi viene preso in carico, perlopiù persone non autosufficienti con patologie e disabilità gravi o gravissime. Non è solo un servizio, ma una vera e propria missione sociale.
Questo le cooperative sociali lo fanno da sempre, riadattandosi al contesto e oggi accollandosi pesi gestionali, rispondendo a protocolli e responsabilità che sono divenute ancor più cogenti e gravose; garantiscono parametri e standard assistenziali altissimi, definiti dalle norme regionali e di concerto con gli Uffici di piano distrettuali, declinano a livello locale la gestione nelle strutture e nei servizi domiciliari.
La pericolosità che genera l’entrata del Covid-19 nelle strutture che ospitano anziani fragilissimi, ha imposto la messa in atto di sistemi di sicurezza rigidi e l’applicazione protocolli sanitari complessi, che necessitano di formazione agli operatori e controlli costanti. Misure che sono state adottate dentro tutte le strutture pubbliche o private, negli ospedali ed in tutti quei luoghi frequentati da persone ad altro rischio da infezione. Questo si aggiunge alla difficoltà di reperire figure professionali, quali infermieri, operatori socio sanitari ed educatori nel mercato del lavoro, che possano aiutare l’implementazione dei servizi nel caso di quarantena, isolamento ecc…
Difficoltà dimostrate anche dai corsi OSS che tutti gli anni vengono organizzati nel riminese; proprio nelle ultime edizioni gli Enti di formazione riscontrano maggiori difficoltà nel trovare sul territorio le persone interessate e disponibili ad iscriversi per conseguire il titolo professionale necessario per operare.
Tutte criticità e carenze già segnalate e prese in carico anche dall’Ausl e conosciute quindi dagli Uffici di Piano e dalla stessa Regione Emilia-Romagna, Enti con i quali stiamo ragionando al fine di aprire altre strade di reclutamento e sbloccare alcune programmazioni professionali o potenziarne altre.